“Mi scusi, credo che stia piovendo sulla mia testa” Il giovane capotreno dall’accento romano sorride e, senza abbandonare la sua probabilmente naturale attitudine alla condiscendenza, mi dice che lo segnalerà e allo stesso tempo mi suggerisce di indossare un cappello, perché il malfunzionamento dell’aria condizionata avrebbe fatto gocciolare il tetto